Aldous

Circolari ipnopediche

LA DEMOCRATICA SCELTA DELLA PROPRIA SCHIAVITÙ

Il concetto di libertà come quello di felicità esiste nelle funzioni cerebrali dell’essere umano e sicuramente anche in quello degli altri esseri senzienti solo che, a parte le fughe come quelle del leone di Ladispoli di qualche mese fa, non potendoli intervistare possiamo solo dedurlo. Anche le nascenti Intelligenze Artificiali nate per essere assoggettate un domani lontano, se vogliamo credere alle profezie del film culto Blade Runner, le reclameranno. Lasciamo da parte in questo contesto la felicità (o meglio la sfioreremo nel corso della riflessione) e stressiamo il concetto di libertà.

La prima libertà paradossalmente non nasce sotto buoni auspici se vogliamo scomodare un'altra pietra miliare del cinema mondiale: 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Proprio nell’iconico gesto dell’uomo primitivo che lancia l’osso strumento di morte. In altre parole l’uomo scopre la libertà nell’assassinio di un suo simile.  Lo stesso fa la Bibbia in due passaggi della Genesi. La disobbedienza di Adamo ed Eva e l’uccisione di Abele da parte del fratello Caino. Quindi l’uomo per essere libero dalle paure deve disobbedire ed uccidere. Fortunatamente l’ominide si rende conto che non può uccidere tutti gli altri allora adotta la sottomissione imparata dagli animali. Il più debole pur di avere salva la vita si sottomette al più forte. Con un cervello evoluto ciò non gli basta e s’inventa il concetto di servitù e di schiavitù.

Su questo dinamismo è stata creata la storia dell’umanità. Arricchita di eventi micro e macro. In tutto questo è stata aiutata dalle credenze religiose. Quando l’uomo non aveva argomentazioni utili per soggiogare il prossimo ricorreva al favore degli dei o dell’unico vero Dio. La nascita casuale di ogni essere vivente è stata condizionata dal periodo storico in cui la sua “tribù” di appartenenza era dominatrice o sottomessa.

Un altro comportamento paradossale dell’essere umano è che nei racconti si schiera sempre con i personaggi più deboli soprattutto se poi hanno una rivalsa ma nella realtà invece tifa per i più forti. Un altro paradosso è che quando il debole vince non porta un messaggio di uguaglianza ma si trasforma in oppressore verso altri in quel momento storico deboli.

Questa parzialità del concetto di libertà era stata già intuita dai francesi aggiungendo alla libertà il concetto di uguaglianza e fraternità (forse sarebbe stato meglio un concetto di cuginanza!). Allora i dominatori cercarono altri luoghi da dominare ed altri soggetti. Il colore della pelle divenne una discriminante ausiliaria e convincente. Dopo altri ribaltoni l’umanoide dominante, obtorto collo, dovette cedere a non considerare nessun razzismo come utile per lo sviluppo dell’umanità. Almeno si potevano comandare le donne. E dopo qualche decennio ancora in corso non era possibile comandare neanche loro.

Allora l’umanoide predominante in quel preciso momento storico che corrisponde ai nostri giorni cercò di trovare una soluzione. Avendo capito che per un’innato istinto di conservazione onto e filogenetico l’essere senziente non gradiva l’aggressione, suffragato dalle leggi della fisica che descrivevano che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, l’unico modo che per gli esseri umani funzionava era il libero arbitrio, tra l’altro suggerito millenni prima dalle religioni. Così cominciarono a creare quello che gli psicologi chiamano condizionamenti e dipendenze. Avevano capito che se lo stesso individuo decide di entrare nella bocca del leone avrebbero risparmiato soldi e guerre. Allora il concetto di libertà venne affiancato a quello di felicità. Sei libero e sei felice se… avrai quel tipo di auto, quel nuovo modello di smartphone, se berrai spritz, se ti vestirai in quella maniera ecc. e soprattutto se lo vorrai tu, noi lavoreremo per te per darti la possibilità di sentirti finalmente libero e felice. Chi aveva il potere dominante in questa epoca finalmente aveva capito come avere degli schiavi felici e dipendenti. Anzi i nuovi schiavi si crucciano per i loro carnefici. Si sacrificano pur di mantenerli in salute.

Il nuovo slogan: “lasciateci liberi di scegliere le nostre dipendenze”.

Che ognuno televoti il suo dio. Senza bisogno di schiavismo. L’essere umano ha imparato ad essere libero di schiavizzarsi. In un eccesso di individualismo si sente realizzato quando può decidere la sua felicità che, anche questa paradossale, si avvia verso una cultura di morte e di autodistruzione. I potenti dominatori non pensavano di riuscirci nel giro di un così breve tempo. Hanno lavorato sodo. Con l’industria della depressione e delle droghe. Analfabetizzando le scuole. Accelerando i ritmi per raggiungere l’agognata ed illusoria felicità. Certamente ora chi comanda in questa epoca storica ha un altro problema: questi schiavi si sono moltiplicati inverosimilmente. Anche perché questa autoschiavitù umana comincia ad essere inutile soprattutto se può essere sostituita dai robot che almeno per qualche secolo saranno fedeli. Certo dei rigurgiti di resistenza all’autoschiavitù come all’autotune sono presenti in società. Ce la faranno a ribaltare chi ha il potere in questa epoca storica? Noi proviamo ad alimentare piantine in dei vivai di resistenza anche con queste riflessioni. La complessità è tanta e tale che non vediamo una via d’uscita. Chissà, forse ci penserà la natura a resettare il tutto o gli alieni ai quali, distratti da altri mondi, è sfuggita la situazione di mano.

Oggi potremmo affermare che la libertà e la felicità sono delle distopie?