Aldous

Distopie

L'ULTIMO UOMO

Una delle condizioni per capire quanto accade è la libertà. Almeno un grado minimo di libertà interiore, politica e morale è infatti necessario per guardare i fatti e il mondo al di là della enorme potenza del condizionamento che un animale sociale e gregario quale è l’umano inevitabilmente subisce. Soprattutto per capire le tragedie. In esse infatti si esprime e si condensa la complessità delle relazioni sia individuali sia collettive. La storia dei popoli e dei loro conflitti non può essere compresa da una prospettiva mediatica o moralistica o desiderante.

Il desiderio che le cose vadano come ci renderebbe sereni che andassero è ciò che in lingua inglese viene definito wishful thinking, un pensiero che scambia i propri auspici per realtà del mondo, un po’ al modo nel quale la Donna Prassede di Manzoni scambiava per volontà di Dio il proprio cervello.

Il moralismo è un ostacolo formidabile alla comprensione poiché semplifica e riduce a schemi consolidati le realtà umane, le quali di solito sono invece molto complesse e multifattoriali.

I media più potenti e più diffusi, poi, sono del tutto inaffidabili anche solo per il fatto che gli addetti all’informazione hanno «toujours un maître, parfois plusieurs» (Guy Debord), hanno sempre un padrone e a volte anche più di uno.

Molta libertà interiore, politica e morale è dunque necessaria per comprendere la tragedia del tenace, libero ed esemplare popolo di Palestina, massacrato da Israele e dagli Stati Uniti d’America, vale a dire dallo Stato suprematista che parla in nome della vecchia Sion e dallo Stato imperialista che ha al proprio cuore la convinzione di costituire la nuova Gerusalemme, scelta da Dio con il compito di sottomettere e guidare i popoli.

Molta libertà interiore, politica e morale è necessaria per comprendere la tragedia dell’Europa, i cui ceti dirigenti agiscono ormai soltanto per conservare le rendite di posizione garantite loro da decenni di globalismo finanziario e di liberismo economico. Per mantenere tali posizioni hanno accettato di coinvolgere il nostro continente nella guerra della NATO contro la Federazione Russa, sino al punto da volerla continuare anche quando la nuova amministrazione USA intende spostare la propria forza militare altrove, specialmente nel Pacifico, chiudendo la guerra per procura in Ucraina.

A questo proposito lo storico e sociologo Emmanuel Todd (nel suo La sconfitta dell’Occidente, Fazi 2024) sostiene giustamente che è del tutto privo di fondamento ritenere che «con la sua popolazione di 144 milioni di individui in calo e che fatica a occupare tutti i suoi 17 milioni di chilometri quadrati di territorio, [la Russia] voglia realmente espandersi a ovest». La volontà da parte dei ceti dirigenti europei di continuare una guerra che è distruttiva soltanto per l’Europa suscita ovviamente dei sentimenti di disprezzo sia da parte della Russia sia da parte degli USA, per i quali vale sempre l’icastica formula utilizzata dalla ex sottosegretaria di Stato Victoria Nuland, protagonista di quanto accaduto in Ucraina con la presidenza Biden: «fuck the UE!». In sintesi, Todd ritiene che l’Europa sia ormai per gli USA «una seconda America Latina», vale a dire uno spazio del tutto subordinato e funzionale agli interessi nordamericani.

Assistiamo quindi in diretta al suicidio di un continente, evento che non sarebbe possibile senza una lunga preparazione di natura culturale e pedagogica. Platone (e tanti altri) hanno avvertito che quando il bambino non fa più il bambino ma si presenta come adulto, il risultato non può che essere la catastrofe.

Il bambino-padrone è entrato nella psicopedagogia occidentale dal secondo dopoguerra e ha visto una sorta di acme e celebrazione con la figura di Greta Thunberg che il 23 settembre 2019 rimproverava i capi di governo dalla cattedra dell’ONU a New York. Si tratta di decenni nei quali l’adulazione nei confronti del bambino – vezzeggiato, adulato, protetto – ha avuto l’effetto di mantenere e rafforzare la ‘minorità’ dell’intero corpo collettivo, della quale parla Kant nel suo testo sull’Illuminismo. La vittoria del paternalismo politico nella vicenda Covid ne rappresenta una chiara conferma e illustrazione. Il risultato è la trasformazione dell’intera società «in uno spazio di rieducazione permanente» (Alain de Benoist).

Ulteriori conferme vengono dall’ideologia woke per la quale ogni desiderio personale viene presentato come un diritto; dall’azione di bizzarri movimenti sedicenti ‘ecologisti’ che ritengono di lottare per l’ambiente imbrattando dei quadri e di lottare contro il fascismo prendendo a martellate le auto prodotte dalle fabbriche di Elon Musk. L’infantilismo di tali azioni e convinzioni risulta chiaramente patologico.

Narcisisti nell’intimo; ignoranti della complessità; illusi che operazioni moralistiche come la ‘scrittura inclusiva’ fatta di asterischi e schwa siano una manifestazione di giustizia, molti adulti infantilizzati del nostro tempo sono i migliori complici della tirannide. La formula nietzscheana dell’«ultimo uomo» li definisce e li descrive con esattezza: sono gli uomini del declino.