VADEMECUM PER I COLLABORATORI DI ALDOUS
ASPETTI PRATICI: BREVI E SPARSE AVVERTENZE.
Da buoni ammiratori di Illich poche regole e meramente pratiche.
La lunghezza: i pezzi per Aldous stazzano mediamente in un intervallo che va dalle 4.500 battute (o caratteri) spazi inclusi fino a 9.000. Cifre più alte vanno giustificate dalla ricchezza del contenuto e cifre più basse da una specificità dello stile o, si potrebbe dire, dalla specifica appartenenza a un genere letterario.
Carattere, corpo, ecc: Fate quel che diavolo vi pare tanto cambia in fase di caricamento testo.
Raccomandazioni specifiche: niente epigrafi o comunque citazioni in apertura o schede perché la struttura del sito non le regge. Niente citazioni in alfabeti non latini perché il sito li trasforma in strambi caratteri speciali. A chi venga il gusto di citare in greco o cirillico o arabo si raccomanda di operare la traslitterazione in caratteri alfabetici latini.
Citazioni: le citazioni non vanno messe in rientro ma inserite nel corpo normale del testo (ciò, per inciso, vi aiuterà a farle più brevi e dunque ben più adatte a un articolo giornalistico o saggio breve come dovrebbero essere i contributi)
I riferimenti in nota a pie’ di pagina lasciateli in tasca per migliori occasioni. Per necessari riferimenti metteteli tra parentesi e se state citando vari passi di un libro che recensite segnalate nella prima citazione titolo e riferimenti editoriali e nelle successive solo la pagina. Es. Come scrive del resto Aldous “da buoni ammiratori di Illich poche regole” (Vademecum per i collaboratori di Aldous, p. 1) e successivamente “p. 5” così via.
raccomandazione finale: curate la forma e lo stile più che i refusi. Siamo degli incorreggibili snob, non vedete che questo prontuario è stampato in Bodoni?
ASPETTI DI GENERE LETTERARIO OVVERO TASSONOMIA DELLA RIVISTA CULTURALE
È un grave segnale che noi si debba inserire questo capitolo. Rimanda a una perdita della conoscenza dei generi giornalistici e dunque alla necessità di esplicitare l’implicito che non è più ovvio.
Aldous è una blog-rivista politico-culturale (si ponga mente al nesso del trattino). Non è schiacciata sulla politique politicienne né assunta nel cielo della grande cultura. Rimane comunque nell’alveo del giornalismo (che nella sua grande pancia ha sempre dato ospitalità al saggismo di alto livello, si pensi a Pasolini o a Ortega, o a Sciascia, Panfilo Gentile, Luigi Einaudi, Luigi Firpo eccetera). Da questo tentativo di tassonomia e da alcune caratteristiche specifiche di Aldous se ne deduce il veto per le seguenti tipologie di scritti:
- Scritti di cultura che, per raffinati che siano, non agganciano l’analisi a delle conseguenze politiche o antropologiche odierne (prima della apocalisse culturale in cui viviamo questo tipo di scritti si sarebbe chiamato elzeviro)
- Recensioni a libri in cui il dato letterario non apre ad un’analisi del presente o del futuro
- Riflessioni filosofiche che restano nei cieli della teoria (meravigliose. Le facciamo anche noi, ma non in Aldous)
- Testi sulla storia della filosofia in cui il nucleo è davvero la storia della filosofia.
- Testi sulla storia antica o moderna in cui non si colga il nesso con il presente o esso sia palesemente un’aggiunta posticcia
- Recensioni puramente letterarie.
- Recensioni puramente erudite o filologiche
- Recensioni puramente attente a svelarci lo stato dell’arte della disciplina di cui si occupano
- Scritti letterari, sfoghi personali, diaristica solipsistica
- Scritti su questioni locali o regionali
- Pezzi sulla personalità dei politici, sulle loro malefatte, sulla cronaca giudiziaria e politica spicciole, sui pettegolezzi
- Pezzi su fatti che la settimana dopo non avranno già senso (si può peccare di troppo poco giornalismo ma anche di troppo giornalismo).
Sono invece assai graditi
- Recensioni su autori (ad es. Houellebecq et similia) che descrivono il presente e il futuro senza imbellettamenti
- Recensioni su opere di letteratura distopica
- Esercizi di Futurologia (vedi in Aldous scritti di G. Sapienza)
- Analisi politiche su questioni strutturali o sintomatiche di mutamenti sociologici o antropologici
- Riflessioni sulla tecnica in rapporto a uomo e società
- Recensioni a film o opere artistiche che permettano uno sguardo sul presente o sul futuro
- Riflessioni di ordine geopolitico
- Riflessioni sulla scuola, l’università e il sistema d’istruzione e le loro ricadute sulla cultura.
- Riflessioni sul web, il capitalismo della vigilanza, e le conseguenze dello sviluppo della tecnologia
- Recensioni a testi di filosofia politica e storia contemporanea
ASPETTI DI CONTENUTO OVVERO ALDOUS NON È “LA REPUBBLICA”.
Anche qualora le avvertenze precedenti siano state rispettate, il grosso non è stato ancora detto. Si consideri che la più gran parte degli articoli che trovate pubblicati nelle pagine culturali dei quotidiani e degli editoriali dei quotidiani e delle riviste e infine nelle rubriche dei settimanali rispetta le avvertenze dei due precedenti capitoletti di questo prontuario, ma molti non li pubblicheremmo neanche morti. Anzi, un buon sistema euristico per capire se quello che scrivete è adatto ad Aldous è proprio quello di chiedervi: “questo articolo sarebbe, per contenuti, gradito a La Stampa, la Repubblica, Il Corriere?" Se la risposta è sì (a meno che non vi stiate riferendo al Corriere degli anni Settanta dei Crespi dove pubblicava Pasolini) al 99,9 per cento il vostro pezzo non è adatto ad Aldous.
Aldous non nasce per far soldi (non ha pubblicità né abbonamento), anzi costa qualcosina a chi lo fa, e non nasce per fare successo (è volutamente assente dai principali social, da X a Instagram). Aldous nasce a inizio 2021, in pandemia, di fronte all’incredibile restringimento dei pensieri della maggioranza degli italiani e prende questo nome per segnalare la natura distopica di questi tempi in cui viviamo. Vede gli anni a partire dal 2020 come gli anni del disvelamento (Cfr. A. G. Biuso, Disvelamento, Algra 2022), della natura disumanizzante del potere in cui ci siamo trovati a vivere.
Oltre al bruto esercizio della forza, il Potere (se lo trovate troppo reificato scritto così, sostituitelo nella vostra testa con La classe dominante) si mantiene e si rafforza attraverso una stenosi del pensiero e della lettura degli eventi che vengono, a scelta, ignorati, inventati e/o deformati. Così l’integrato di destra penserà di salvare la morale pubblica perseguendo chi si fa uno spinello e l’integrato di sinistra perseguendo chi fa il saluto romano anche se né chi lo fa né chi lo persegue saprebbero spiegare nulla del complesso fenomeno storico del fascismo. Gli integrati (di destra, di sinistra e della palude) subiscono la stenosi del pensiero attraverso la frequentazione di alcuni deliranti topics:
- Costruzione della finta contrapposizione tra sinistra e destra. Una subspeciazione artificiale per dare alla gente l’idea che possa scegliere. Per chi rimane irrimediabilmente ingenuo, consiglio di osservare le maggioranze quando si fa veramente sul serio e si toccano gli interessi del potere e si capirà che la divisione è un miraggio (Ursula, Draghi, eccetera).
- Costruzione della destra come luogo del nazionalismo (il governo Meloni è uno dei governi più atlantisti del dopoguerra. Serve altro?).
- Costruzione della sinistra come luogo della difesa della libertà (green pass, proposta dei verdi del reato di negazionismo climatico; censura sotto la finzione del hate speech; politicamente corretto, eccetera).
- Costruzione dell’olocausto come assoluta singolarità della storia e come riferibile solo agli ebrei (con buona pace di curdi, armeni, rom, palestinesi, aztechi, nativi americani, schiavi africani, briganti calabresi e persino Neanderthal e tutti i poveri massacrati dell’orribile storia umana) impedendo che diventi exemplum per ogni malvagità e totalitarismo alimentando così una morale strabica.
- Costruzione dei due fantocci del Fascismo eterno e del Comunismo eterno per impedire di studiarli, criticarli (abbiamo il dovere, sembrerebbe, solo di esecrarli, atto ben poco intellettuale) e ridurre l’intervallo di pensabilità al solo mero capitalismo. Il comunismo eterno è stato teorizzato e agito da Berlusconi e il fascismo eterno da Eco (qui simili nella astoricità barbarica).
- Rifiuto di pensare i totalitarismi prossimi venturi (persi a baloccarci con gli avvistamenti di manganelli e fasci littori) o perlomeno i loro candidati più promettenti: i robber barons al silicio (da Musk a Gates, senza distinzione di momentanea allocazione finto-politica); l’ecologismo come sistema di sottomissione dell’uomo come agente inquinante (soprattutto se è povero: il jet del ricco è infatti sempre fuori fuoco e non lo vediamo bene); il programma di salvezza tramite sanità (pubblica nelle perdite e privata nei guadagni) del neoleviatano OMS eccetera.
- Rifiuto di cogliere il carattere di sperimentazione autoritaria e addestramento all’obbedienza del triennio pandemico.
- Rifiuto di cogliere la spinta disumanizzante della attuale situazione tecnologica che si prepara a un salto eteronomo forse definitivo con l’IA, baloccandoci invece con “gli strumenti dipende da come li usi” e simili amenità.
- Trasformazione della lotta tra male e male, tra democrature finto ideologiche e postdemocrazie a trazione finanziaria in lotta tra il bene (casualmente sempre noi) e il male (casualmente sempre loro).
- Messa in scena di fantasiose divisioni sociali (tra genderisti e antigenderisti; patriarcali e antipatriarcali eccetera) che possano coprire quelle vere, a occhio e croce poveri e ricchi o inclusi ed esclusi.
Cosa in costruens questo significhi non lo sappiamo e vorremmo scoprirlo con il contributo dei redattori e dei collaboratori ma restare all’interno del trompe l’oeil che abbiamo cercato sommariamente di descrivere sarebbe un’attività inutile, fosse solo perché è già il luogo dove ci troviamo e dove già ci raggiungono le immagini della tivù, le parole delle radio, i testi dei giornali e i documenti delle istituzioni.