UFFICIO VIDIMAZIONE EMERGENZE
Era difficile spaventare così tanto i nostri bisnonni. In parte per la loro struttura psicologica e per la loro esperienza esistenziale: una vicinanza della morte e della malattia contro cui non molto poteva farsi; in parte perché i mezzi per martellare i singoli individui, renderli ossessivamente concentrati su una sola questione, non c’erano. Un po’ di radio, qualche giornale di poche pagine e senza foto rivolto ai pochi alfabetizzati. L’impressionabilità tipica del Homo Videns di sartoriana memoria era ancora di là da venire.
Oggi la potenza di fuoco è spaventosa. I giornali innanzitutto, poi variamente ripresi sul web. Giornali che perdono copie costantemente, spesso in passivo, costretti a continui tagli di personale ma stranamente oggetto di shopping da parte di grandi gruppi finanziari e industriali, sostenuti perlopiù dallo Stato (su cui i giornalisti dovrebbero vigilare), con un peso crescente nel loro bilancio dei grandi inserzionisti (su cui i giornalisti, nuovamente, dovrebbero vigilare), con una cassa pensionistica separata che a detta loro tra due anni non avrà più i soldi per pagar loro le pensioni e che attende di essere salvata. Una situazione assai propizia per l’imposizione di un'unica versione dei fatti.
Poi la televisione, riducibile a pochi potentati e con una forte presenza di un polo pubblico la cui dirigenza è stata negli anni imposta dai vari governi. Insomma, una situazione che dovrebbe preoccupare gli italiani tutti concordi, almeno nominalmente, a difesa della democrazia, del bilanciamento dei poteri e della libertà d’opinione ma che invece viene ignorata (o si fa finta di ignorare) totalmente.
Su questa base la tentazione di utilizzare l’emergenza come metodo di governo si fa per il potere difficilmente evitabile. Emergenze locali, nazionali, globali. Emergenze stagionali o epocali. Il primo passo per la costruzione di una emergenza politicamente utilizzabile è però che si basi su qualcosa che c’è veramente. Ciò confonde la gente (e purtroppo anche i facente funzione intellettuale) che dimentica di considerare che altre emergenze fattuali non diventano mai politiche perché i loro margini di proficuo utilizzo sarebbero bassissimi per gli assetti di potere. Così, ad esempio, intere aree industriali del Paese vedono inaccettabili tassi di mortalità (Taranto e Augusta, per citarne due tra tante) ma ciò non si fa mai emergenza e coloro che, vedendola con i propri occhi e non avendo capito come funziona l’ufficio vidimazione emergenze, ne urlano l’esistenza, vengono lasciati soli o convinti a desistere. Il clima, da anni è un’emergenza in sé, solo adesso si prepara a diventarlo anche per noi grazie alla notevole libertà di intervento e profitto che la narrazione della transizione ecologica lascia ai governi e ai gruppi industriali.
È meglio allora spiegare come funziona il tutto a tutela dei Don Chisciotte presenti e futuri. Vi illustrerò una delle prossime, così vi mettete avanti con il lavoro: l’enorme numero di morti per incidenti stradali. Finora non è stata vidimata come emergenza perché la nostra civiltà è fondata sull’automobile (si legga sul tema oltre a Illich, il vecchio Ecologica di André Gorz) e le soluzioni possibili abbasserebbero i consumi. Quando l’auto a guida autonoma sarà pronta allora improvvisamente i morti per incidenti stradali diventeranno inaccettabili e i media saranno pieni di raccapriccianti descrizioni di morti tra lamiere contorte, di padri che mai arriveranno a casa dai propri figli perché falciati sull’asfalto. Tutti diranno che ciò è inaccettabile e che si deve fare qualcosa. Qualcuno protesterà vedendo in una mobilità guidata da remoto un'ulteriore diminuzione della propria privacy ma accanto alla protesta, sul giornale, ci sarà l’intervista al Ceo di turno che dirà che la privacy è assicurata e un’altra al filosofo o scienziato integrato (oggi andrebbero bene Floridi o Cattaneo, domani qualcun altro si troverà) che paternalisticamente spiegherà che non bisogna avere paura della tecnologia che è fatta dall’uomo e per l’uomo. Passato qualche anno ed esaurito ormai il target di acquirenti tecnoentusiasti, il mercato delle auto a guida autonoma andrà in flessione ma la giusta rilevanza a incidenti stradali causati da un colpo di sonno o da ubriachezza e la giusta indignazione per queste vite spezzate (cioè le stesse che adesso si spezzano nell’indifferenza generale) spingerà i governi a prendere sanzioni contro coloro che insistono ad affidarsi a qualcosa di impreciso come l’essere umano.
Sarà necessaria ovviamente la costruzione di categorie concettuali entro cui inserire a forza i perplessi della transizione alla guida autonoma. A chi farà presente che un uomo su un’auto guidata da remoto, senza contanti, perennemente connesso e profilato, ovunque sotto l’occhio di una telecamera, con necessità di accesso web per fare alcunché, è un uomo del tutto ostaggio del potere ad un livello che sarebbe stato inconcepibile ad ogni liberaldemocratico degli ultimi tre secoli, si farà notare come egli faccia così il gioco dei criminali che possono continuare a delinquere. Un cantante e un manager, appositamente intervistati, diranno che la vera libertà invece è la guida autonoma e che loro grazie a questo possono lavorare spostandosi e hanno guadagnato molto più tempo.
Compito per casa: rileggere gli ultimi due anni alla luce dello schema economico-politico-mediatico su esposto. Se non vi cambia nulla allora mi dispiace per voi e per me, perché è già troppo tardi.