GRECIA/EUROPA
L’Europa è nata dal Mediterraneo e soltanto successivamente si è estesa alla parte settentrionale del Continente. Lo spazio dove la sua identità, il lessico e il pensare sono sorti è la Grecia. Appare quindi del tutto simbolico, e tragicamente conseguente, che l’entità negatrice dell’Europa, la cosiddetta Unione Europea, abbia avuto la sua svolta a partire dal sacrificio della Grecia ai ‘mercati’ e più direttamente alle economie e agli Stati del Nord, in particolare la Germania. Il patrimonio pubblico ellenico è stato infatti «saccheggiato da investitori stranieri. La quasi totalità delle infrastrutture strategiche (energetiche e di trasporto come centrali elettriche, reti del gas, porti aeroporti e ferrovie) è finita in mano privata e straniera» (Antonio Di Siena, in L’incubo europeo, vol. 9 di Visione, gennaio 2024, p.177); la più recente di queste strutture è l’aeroporto di Atene.
Propaganda e cinismo hanno presentato, e continuano a presentare, la distruzione dell’economia e della società elleniche come un ‘salvataggio’ e invece si tratta di un classico esempio di applicazione delle pratiche liberiste più radicali: privatizzazioni, diminuzione dei salari, mercato del lavoro ridotto a impieghi schiavili. Alcuni dei risultati di tali pratiche sono i seguenti: «decine di migliaia di disoccupati e senzatetto, stipendi e pensioni dimezzati, numero di suicidi quadruplicato, malati oncologici abbandonati senza cure al proprio destino, mortalità infantile con percentuali da paesi sottosviluppati a causa dei tagli a screening neonatali e cure pediatriche, tossicodipendenze e prostituzione dilaganti e aumento vertiginoso dei contagi da HIV» (Id., 176). Si tratta di una catastrofe sociale ed esistenziale che non ha paragoni nella storia europea in tempo di pace. Ma è una catastrofe implicita nella genesi stessa e nel significato della storia dell’Europa e dell’Occidente contemporanei dopo il 1989.
Una storia che si può riassumere in tre sigle: Unione Europea, Euro, NATO.
L’Unione Europea è stata costruita sin dall’inizio come uno strumento del suo alleato/competitore d’oltre Atlantico per ostacolare e impedire qualunque autonomia del Continente. È lo stesso Altiero Spinelli (nei suoi Diari) a riferire i suoi incontri con l’Amministrazione statunitense, in particolare con la CIA, molto interessata ai suoi progetti. E questo anche per una ragione intuitiva: è più facile controllare un organismo burocraticamente e politicamente unico piuttosto che un insieme di Stati indipendenti e diversi. L’Unione Europea è nata a Washington e non a Ventotene, come continua invece a raccontare la leggenda mediatica sulle sue origini.
Questa struttura, come tutti possiamo constatare, è di impronta fortemente antidemocratica, è in mano a un governo e a una burocrazia non eletti da nessuno. A essere eletto è un Parlamento che discute e legifera su temi del tutto secondari mentre le decisioni del Consiglio sono assunte in totale autonomia, o meglio in obbedienza agli interessi del capitalismo globalizzato, in gran parte contrari agli interessi europei. Le classi dirigenti degli Stati d’Europa sono quasi totalmente deresponsabilizzate e infantilizzate poiché non sono esse che decidono; tanto è vero che le maggioranze parlamentari - in Italia e altrove - possono cambiare ma la politica economica e quella estera non mutano, è l’effetto di ciò che uno dei massimi burocrati globalisti, Mario Draghi, ha definito ‘il pilota automatico’ che guida anche la politica italiana. Il risultato è che «oggi l’Europa è più ‘vassallizzata’ nei confronti degli Stati Uniti di quanto non lo sia mai stata in qualsiasi altro momento, dal secondo dopoguerra a oggi» (Thomas Fazi, ivi, p. 112).
L’Euro è il fattore principale e determinante della recessione economica che colpisce gran parte degli Stati dell’Unione, specialmente quelli latini. E soprattutto è un dispositivo finanziario che impedisce del tutto qualunque soluzione, che rende impossibile l’approntamento di strumenti adeguati a fare fronte a tali crisi. L’Euro è infatti costruito su un presupposto di per sé illogico, su una moneta unica senza uno Stato che ne guidi le dinamiche. Come osservano molti economisti, non è inoltre possibile istituire una moneta unica che metta insieme economie dai livelli assai differenti. Più che di una scommessa visionaria, si è trattato di una implementazione della hybris e di una più o meno esplicita volontà di favorire le economie più forti del Continente, la Germania soprattutto e poi Austria e Paesi Bassi, che con l’Euro si sono infatti ulteriormente rafforzate, soprattutto perché il valore dell’Euro è stato stabilito sulla base del marco tedesco: 1 marco = 1 euro. Anche per questo uscire dall’UE e tornare al controllo delle proprie monete sono le due condizioni necessarie alla salvezza stessa della più parte dei Paesi europei, certamente dell’Italia.
La NATO, infine, costituisce né più né meno che l’essenza della catastrofe, tanto che le sue guerre sul suolo europeo - non certo in quello statunitense o canadese - stanno avendo come effetto quello di mettere a rischio persino l’economia tedesca. L’evento più simbolico e umiliante di tale tendenza è l’accettazione passiva e rassegnata da parte del governo tedesco del sabotaggio del gasdotto Nord Stream da parte delle forze statunitensi e ucraine. Un gasdotto che non solo era essenziale per l’industria tedesca ma costituiva anche in questo caso un elemento simbolico dei buoni rapporti tra Germania e Russia. La NATO, che controlla sia l’Unione sia i suoi singoli membri, è l’ultima parola nella storia contemporanea, che come sempre è la parola della forza. Ma, ripeto, dalla sua sconfitta nella guerra contro l’Ucraina, ormai evidente e che sarà sempre più chiara, non vengono danneggiati gli USA bensì i Paesi e i popoli europei.
Una antropologa e filosofa tra le più libere, Ida Magli (1925-2016), aveva delineato molto per tempo che questo sarebbe stato il significato e il destino dell’Unione Europea e dell’Euro. Libri come La dittatura europea (2010), Dopo l’Occidente (2012), Difendere l’Italia (2013) - tutti editi da Rizzoli - costituiscono l’analisi più acuta su quanto è accaduto all’Europa e all’Italia dopo l’anno chiave del 1992, un’analisi argomentata e critica del progetto di «mondializzazione, ovvero, un solo governo e, quindi la morte della cultura e dei popoli d’Europa, quindi la deculturazione dell’Europa stessa» (Valentina Ferranti, ivi, p. 43).
Il sacrificio della Grecia sull’altare dei mercati e della finanza è la più emblematica e tragica conferma di questa rinuncia dell’Europa alla propria identità e alle libertà dalle quali è nata.