CONTRO LA NOSTRA REALTÀ?
“Trump è il Sex Pistols della politica”, è un’affermazione che farebbe molto incazzare Johnny Rotten, il frontman della punk band inglese, se non fosse stato lui, nel 2017 a rilasciarla. Perché mister “I am an Antichrist I am an anarchist”, l’iconoclasta disgustato dalla regina e il tradizionalismo reazionario, dà il suo voto al sovranista che ritwitta slogan come “white power”?
Angela Nagle, nell’analisi sociopolitica di Contro la Vostra Realtà (Luiss University Press, 2018) individua una emergente forma di egemonia, illumina il sottomondo della rete dove da un decennio è in atto una feroce guerra culturale che sarebbe giunta in superficie condizionando lo stesso Rotten.
È il 2010 quando l’utopismo tecnologico raggiunge il massimo livello dopo la bolla dot-com dei novanta. Nascono movimenti politici tecnologici che, interfacciati con il web, organizzano “rivoluzioni digitali senza leader”. Parliamo di Primavera araba, Occupy, Anonymous, Wikileaks, proteste in Spagna e Medio Oriente, che, ispirati dai cyber utopisti della prima ora, aspiravano ad abbattimenti di barriere sociali, di classe, di potere e geografia, sostituite con forti dosi di collaborazione e trasparenza. Questo sogno di indipendenza e uguaglianza fu smantellato pezzo per pezzo, a volte con la violenza in un’atmosfera torbida, mentre altri “pirati digitali senza leader “, dopo un decennio, si preparavano a sorgere.
Un esempio di questi personaggi è Weev, hacker e troll, con la svastica tatuata sul petto. Weev afferma: «i livelli di plancton negli oceani sono sempre più bassi, le api stanno morendo (…), il grano raggiunge il prezzo più alto degli ultimi 30 anni. La domanda a cui dobbiamo rispondere è: come facciamo a uccidere quattro dei sei miliardi di persone viventi al mondo nel modo più rapido possibile?»
Non sembra l’arringa di un personaggio de Il Libro di Talbott? (vedi articolo: “Il realismo distopico di Palahniuk”, su Aldous). Certamente il dibattito politico ha aggiornato i toni e Nagle ne evidenzia le due nuove parti in causa.
Da una parte i movimenti come “alt-right” (di cui fa parte Weev) sono la nuova sottocultura abitata da segregazionisti, nazionalisti bianchi, misogini integralisti, nerd snob, membri della maschiosfera, hitleriani, hacker, blogger e troll e confluiscono in siti che, protetti dall’anonimato, divulgano i pensieri più oscuri, la pornografia più estrema, immagini truculente, intenti kamikaze e suicidari, proselitismo a favore di omicidi e incesti, razzismo e sadica ironia in una fabbrica di seducenti meme.
In opposizione c’è la sinistra delle politiche identitarie, più interessata alla teoria dell’intersezionalità (fonte delle più varie rivendicazioni identitarie) che alla realtà economica-sociale che la circonda. Nascosta dietro un “culto della sofferenza”, giustifica censure e violenze pari a quelle di destra, dando luogo a una cultura della fragilità e del vittimismo. È in questa logica denominata “del bullo piangente” che avvengono attacchi di gruppo, umiliazioni collettive e tentativi di distruggere la reputazione e le vite dei “nemici”. Angela Nagle ci accompagna nel circuito dei campus universitari dove «la libertà di parola e di pensiero è stata gradualmente osteggiata in nome della difesa di presunte sensibilità identitarie», in un mondo in cui «i leader liberali, sono perdonati per i bombardamenti con i droni, purché siano favorevoli ai matrimoni gay (…). La sensibilità online, in quanto esplosione dell’es non più tenuto a freno delle convenzioni formali o dalla cultura del politicamente corretto, è più in linea con i commenti volgari dei troll che con lo studio della bibbia, con Fight Club più che con i valori famigliari».
E se «Il libertinismo, l’individualismo, l’anticonformismo borghese, il postmodernismo, l’ironia e infine il nichilismo (…) sono diventati caratteristici del movimento dell’estrema destra», osserviamo un nuovo scenario politico in cui la sinistra sovversiva, figlia della controcultura dei Sessanta, è ora al suo massimo livello di conservatorismo.
Ecco allora l’”alt-right” della guerriglia online, gomito a gomito con la working class, attaccare il Campidoglio in difesa di Trump, quasi forma umana del capitale, visto però come un dissidente anti-establishment, un ribelle, un punk. Un tipo che Rotten potrebbe appoggiare.
L’ultimo capitolo di Contro la Vostra Realtà è stato scritto nel 2018 e si intitola “Le guerre culturali escono dal web”. Quanto accaduto il 6 gennaio del 2021 a Capitol Hill e la deriva populista dai toni sediziosi dell’estrema destra internazionale (il cattivismo è vincente, anzi, è virale) confermano la teoria dell’autrice, cioè che l’estremismo del web è diventato mainstream.
E forse è lei stessa a mostrarcelo senza volerlo: Nagle, dopo aver citato un passo di Fight Club, “perché due come te e me sanno cos’è un piumino?”, ammonisce: «proprio come la destra online, Fight Club incorpora la politica maschilista e antifemminista, l’angoscia ribelle e il rifiuto dell’influenza “addomesticante” delle donne». Fight Club è preso ad esempio dall’estrema destra che usa la trasgressione per giustificare l’assenza di morale ed è contestato dalla sinistra perchéantifemminista e “nazi punk”.
Qui, in forma più estesa, il dialogo citato da Nagle:
Tyler: Sai cos'è un piumino?
Protagonista: Una trapunta.
Tyler: Una coperta, solo una coperta. Perché due come te e me sanno cos'è un piumino? È essenziale alla nostra sopravvivenza nel senso cacciatore raccoglitore? Allora cosa siamo?
Protagonista: Siamo... Che ne so? Siamo consumatori?
Dunque non solo Fight Club critica la dottrina dominante del tardo-capitalismo (“Piumino” come feticcio consumistico e non come mezzo per “addomesticare” il maschio alfa) ma, con questo misunderstanding, Angela Nagle dimostra a sue spese quanto sia infettiva questa nuova egemonia, anche per chi pretende di analizzarla.